Le persone diventano dipendenti da esperienze che possono modificare l’umore e le sensazioni e, pertanto, la dipendenza, prima ancora di essere una condizione neurobiologica o un problema sociale, è un fenomeno individuale che può presentarsi nel corso dello sviluppo psicologico come risposta a specifici fattori evolutivi.
L’Internet addiction, le droghe, il cibo, il sesso o il gioco d’azzardo hanno come scopo principale il cambiamento della percezione di sè e dell’ambiente circostante, devono servire a modificare lo stato di coscienza ordinario il cui disagio e la cui sofferenza non possono essere regolati altrimenti.
La dipendenza non consiste in una patologia che interviene casualmente nella vita delle persone, occorre una vulnerabilità di base che consenta una modalità del comportamento alla quale si può ricorrere sotto stress, quando ci si sente annientati da sensazioni ed emozioni non elaborabili.
E’ importante notare che, normalmente, quando uno è stanco, malato o sotto pressione, e non riesce ad elaborare le dolorose esperienze psicosensoriali di questo stato, tende a dissociarsi, cioè ad uscire dalla realtà ordinaria per mezzo di sensazioni piacevoli alternative.
Questa difesa può essere adattiva se l’allontanamento dalla realtà che ne deriva risulta parziale e temporaneo, ma sorgono dei problemi quando l’allontanamento diventa una modalità con cui gestire i fatti della vita e le tensioni nelle relazioni.
Il piacere che si ricava da qualsiasi forma di dipendenza patologica deve intendersi come la ricerca di uno stato di trance autoindotto, un rifugio mentale il cui scopo è di costruirsi una realtà parallela psicosensoriale differente da quella sperimentata nella realtà ordinaria.
(Estratto da: Caretti V. e La Barbera D. (2005), Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Raffaello Cortina, Milano).