In letteratura è stato spesso riportato un discreto numero di correlati del gioco d’azzardo problematico e patologico; tuttavia, nonostante tali correlazioni statistiche, non è stato finora possibile effettuare inferenze circa le cause del disordine comportamentale del gioco.

L’insorgenza di comportamenti problematici di gioco, infatti, non può essere attribuita a singole cause, ma alla presenza di più fattori con effetti cumulativi, il cui esito è più della somma degli effetti di tutti i fattori considerati indipendentemente.

Le cause dell’abitudine al gioco d’azzardo sono tante ed hanno a che fare con la storia personale del soggetto, con le esperienze di vita che hanno contribuito a definire la sua personalità, con l’ambiente culturale in cui un individuo vive, con il tipo di impatto che il gioco ha avuto nella sua esistenza, con il modo in cui il soggetto percepisce il gioco ecc.

Nella eziopatogenesi del gioco d’azzardo problematico, dunque, svolgono un ruolo importante tre ordini di fattori: individuali, ambientali e neurobiologici.

Possiamo, perciò, individuare alcuni predittori, condizioni predisponenti che rappresentano utili campanelli di allarme del rischio connesso alla possibilità di sviluppare un comportamento distruttivo di gioco. Ne individuiamo alcuni:

  • la presenza di disordini legati all’uso di alcol e di sostanze stupefacenti;

  • la presenza di altri disturbi di controllo degli impulsi;

  • disturbi di personalità;

  • variabili sociodemografiche;

  • le caratteristiche di personalità;

  • le scarse conoscenze della teoria della probabilità o errori cognitivi;

  • le attitudini e le credenze sul gioco d’azzardo

  • i fattori correlati all’esperienza stessa del gioco;

  • la presenza di genitori che giocano d’azzardo.

Nello specifico, le variabili sociodemografiche, secondo i risultati di diverse ricerche, sembrano avere un’influenza determinante nell’insorgenza o meno del gioco d’azzardo problematico.

Diverse ricerche hanno dimostrato che la possibilità di diventare un giocatore patologico è due volte maggiore per gli uomini e inversamente proporzionale al livello di istruzione-formazione.

Tuttavia, la problematica del gioco d’azzardo ha iniziato ad allargarsi a macchia d’olio anche tra le donne, attratte in modo particolare dal Lotto, dal Gratta e vinci e, soprattutto, dal Bingo; si riscontrano delle differenze sostanziali tra le giocatrici e i giocatori d’azzardo: le donne tendono a giocare per sfuggire da situazioni spiacevoli (giocatori per fuga), mentre gli uomini per l’eccitazione provocata dal gioco (giocatori d’azione); il progredire della malattia nelle donne è più veloce di quello degli u omini, mentre i primi approcci al gioco si riscontrano nelle donne in età più avanzata. Inoltre, le donne tendono a cercare aiuto più velocemente rispetto agli uomini.

Tra i fattori di rischio può essere determinante, come detto sopra, la presenza di genitori che hanno avuto problemi di gioco: con ogni probabilità, infatti, il soggetto può andare incontro maggiormente all’acquisizione di un comportamento problematico o patologico, ancor più se i disturbi da gioco d’azzardo hanno riguardato entrambi i genitori.

Ancora, appartenere e frequentare un gruppo di giocatori rafforzerebbe le dinamiche del gioco: la rete, in questo caso, attraverso l’attivazione di una reciproca comprensione, di un sentimento di supporto e solidarietà tra i membri e della sensazione di essere parte di un campo di sicurezza condiviso, sostiene e rinforza un comportamento disfunzionale.

(Estratto da: Caretti V. e La Barbera D. (2005), Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Raffaello Cortina, Milano).

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